Le imprese sono classificabili in base al loro settore commerciale e merceologico attraverso dei codici. Le imprese italiane afferenti al circuito europeo hanno l’obbligo di citare nelle loro transazioni e soprattutto nelle dichiarazioni il proprio codice merceologico univoco: il codice ATECO è in Europa un sistema identificativo uniformato e da tempo riconosciuto e adottato, tuttavia il sistema bancario ha da sempre la necessità di classificare le attività delle imprese in un’ottica di valutazione sul merito creditizio e la concessione del fido.
La classificazione bancaria delle imprese avviene tramite i codici RAE e SAE. I codici RAE e SAE sono stati sostituiti dal codice ATECO, per cui non è facile conoscerli e non sono resi noti, sebbene le banche continuino ad adottarli nelle procedure interne.
Le aziende sono classificate in tre differenti livelli di rischio: basso, medio e alto, ma questo, in termini tecnici cosa significa? Come possiamo capire a quale classificazione appartiene la nostra azienda?
Per conoscere la vostra classe di rischio dovete consultare e verificare, dalla visura camerale, il codice ATECO 2007 ed in particolare i primi due numeri che fanno riferimento al Macro Settore di appartenenza.
Ma qual è l’utilità della classificazione di rischio? Perché è importante sapere a quale calse si appartiene?
La risposta è più semplice di quanto si possa pensare: le classi di rischio vi permettono di sapere qual è il monte ore di formazione che devono seguire i lavoratori: a basso rischio sono otto ore, medio rischio dodici ore, alto rischio sedici ore.
Naturalmente non è tutto semplice come sembra, soprattutto perché all’interno di una stessa azienda vi possono essere diversi “micro-settori” ognuno dei quali richiede una diversa formazione, quindi anche se la vostra azienda appartiene alla classe di rischio con livello basso ma vengono svolte alcune attività ricadenti in codici ATECO con un livello di rischio superiore allora chi esercita quell’attività dovrà eseguire una formazione allineata all’effettivo livello di rischio.
Nel caso in cui, invece, il datore di lavoro intendesse assumersi l’incarico di RSPP della propria azienda allora le ore si divideranno in questo modo: basso rischio sedici ore, medio rischio trentadue, alto rischio quarantotto.
Con la dicitura RSPP s’intende un Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione, una figura indispensabile (oltre che obbligatoria) all’interno dell’azienda.
Si tratta di una figura che deve essere nominata dal datore di lavoro (o il datore stesso) che possiede le capacità e i requisiti adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro ed in particolare dimostrare di essere in grado di saper gestire le responsabilità che ne conseguono e che gli permettono di organizzare e gestire tutto il sistema appartenente alla protezione e prevenzione.
Un’altra informazione che è importante sapere è che il datore di lavoro può esercitare questa funzione se si tratta di aziende:
Ciò che dunque importa davvero è conoscere la propria classe di appartenenza ed impegnarsi in un corso di formazione al fine di esercitare al meglio la propria attività.
La Circolare n. 140 dell’11 febbraio 1991 – 4° aggiornamento della Banca d’Italia contiene le “Istruzioni relative alla classificazione della clientela per settori e gruppi di attività economica” tramite i codici RAE – Ramo Attività Economica e i codici SAE – Settori Attività Economica.
I Codici RAE e SAE si ottengono utilizzando come dati di partenza i codici merceologici ATECO che – a loro volta – è una forma di codifica standard e univoca che serve a semplificare e uniformare gli adempimenti a carico delle imprese. In Italia i codici RAE e SAE sono utilizzati principalmente dalla banche – anche se sempre più raramente – ma restano le uniche varianti ancora valide e riconosciute come alternativa all’uso dei codici ATECO. A tal proposito vale la pena sottolineare che sia il codice SAE che il codice RAE non sempre sono attribuiti perché i parametri a disposizione non sono sufficienti per una codifica identificativa del settore di attività oppure perché l’attività è di carattere troppo discrezionale. Quindi, sorge spontaneo chiedersi: se esistono i codici univoci ATECO a chi e a cosa servono i codici SAE e RAE?
I codici RAE servono alle Banche italiane nelle comunicazioni con la Banca d’Italia concernenti i dati dei propri “clienti/impresa”nonché servono alla Banca stessa per individuare con parametri oggettivi e uniformi interni al sistema, le attività e le realtà imprenditoriali presenti sul territorio, completando a proprio uso una sorta di mappatura delle imprese e del loro rischio economico.
L’unico modo per conoscere i codici RAE e SAE è rivolgersi alla Banca d’Italia, perché le visure camerali mostrano solo i codici ATECO per la classificazione delle attività, quindi la richiesta di una visura camerale non è utile ai fini delle classificazioni RAE e SAE. Inoltre, il dato non è consultabile neanche nel Registro delle Imprese.
L’uso dei codici RAE e SAE è diffuso solo nel sistema bancario italiano e la loro composizione rispetta i criteri e i parametri riportati dalla stessa Banca d’Italia e comunicati all’interno della circolare n. 140/1991. L’obiettivo della codifica RAE è la mappatura del rischio economico aziendale suddiviso per ambito di attività economica sul territorio nazionale.
Le banche – nonostante adottino gli standard internazionali ed europei di classificazione merceologica e settoriale – riconoscono a livello nazionale preferibilmente i codici RAE e SAE perché si tratta di una codifica che contiene al suo interno gli “indizi” utili alla valutazione del rischio di attività e sono redatti seguendo la logica sottostante al merito creditizio tipico del sistema bancario e con i medesimi parametri di analisi del rischio. In sostanza, i codici RAE e SAE rappresentano per il sistema bancario italiano il modo più rapido per risalire all’identità di un’impresa, ma soprattutto al suo rischio creditizio.
Perché una banca o un’altra impresa hanno la necessità talvolta di risalire all’identità di un partner commerciale e venire a conoscenza del suo grado di rischio creditizio? Ebbene, quando si effettuano delle trattative commerciali oppure le banche sono chiamate a fornire dei prestiti finanziari, è prassi tra gli imprenditori e soprattutto tra gli istituti di credito acquisire una serie di informazioni commerciali utili a supportare i manager in una trattativa o nel prendere delle decisioni strategiche, come l’apertura di un credito.
Nelle fasi preliminari di una trattativa è, quindi, lecito prendersi del tempo per “investigare” sul business di un’azienda e venire a conoscenza in particolare di:
Il codice RAE e il codice SAE – quando e se citati all’interno dell’investigazione aziendale – contribuiscono a fornire dati dettagliati sul merito creditizio, il rischio e l’affidabilità di un’impresa.
In un’attività di business investigation, le aziende e i liberi professionisti possono richiedere di conoscere il codice RAE e SAE di una controparte, ma non è sempre facile reperirli perché è una codifica che non compare nelle visure camerali, in quanto è più diffusa la codifica ATECO; il modo più formale per ottenerli è attraverso una richiesta scritta presso la Banca d’Italia.
Vi è, tuttavia, un modo altrettanto professionale, sicuro e più rapido per venire a conoscenza del codice RAE ed è online attraverso il sito iCRIBIS, una società del gruppo CRIF specializzata nella stesura e divulgazione di report aziendali costantemente aggiornati, all’interno dei quali sono citati i dati anagrafici, la forma aziendale, la tipologia di attività, i dati di registrazione, i codici ATECO, il codice DUNS, e per le aziende italiane anche i codici RAE e SAE. Si tratta di un servizio a disposizione delle piccole imprese e dei professionisti che necessitano di tutelare i propri crediti o ridurre gli insoluti. I report iCRIBIS sono consultati da oltre 6300 banche e società finanziare, 44000 imprese, 240 mila consumatori in 50 paesi diversi.
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