Dopo aver scritto un approfondimento che vi spiega come si compone il codice fiscale e una che riguarda l'F23, oggi cambiamo tema. Il codice ATECO è un codice alfanumerico (composto da numeri e lettere) che identifica un’attività economica. L’elenco dei codici ATECO serve per classificare le attività economiche ai fini statistici e fiscali.
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- Una parentesi sul codice NACE
- Dove trovare l’elenco dei codici
- A cosa servono i codici ATECO e perché sono importanti
- Codici ATECO: l’aggiornamento dell’ISTAT nel 2021
Il Codice ATECO viene assegnato al momento dell’apertura della Partita IVA per una nuova attività e proprio il codice stabilisce e identifica l’attività economica in modo univoco e standard in Italia e in Europa, in quanto il codice ATECO è la “traduzione” dei codici NACE voluti dall’Europa per uniformare le diciture delle varie attività economiche. I codici ateco sono periodicamente aggiornati in base alla evoluzione delle stesse attività economiche.
Una parentesi sul codice NACE
La classificazione statistica delle attività economiche nelle Comunità europee, altro non è che un sistema che si presta alla classificazione standard funzionale alla uniformazione delle definizioni delle attività economico/industriali, in tutti gli stati facenti parte dell’Unione europea. Una nomenclatura di questo genere è fondamentale e si potrebbe pensare essere reduce di una storia centenaria ma, la sua creazione, è avvenuta solo negli anni 70 per opera dell’Eurostat, ovvero un organo statistico appartenente alla Commissione Europea: il nome iniziale era Nomenclature statistique des activités économiques dans la Communauté européenn, ma oggi rintraccia la sua popolarità nell’abbreviazione NACE.
La classificazione è stata supervisionata e ortogonalizzata nel corso degli anni e, un riesame importante, è avvenuto nel 2002, attraverso la pubblicazione del regolamento (CE) n.29 del 2002 della Commissione, la quale ha regolato il precedente CEE n.3037/90 del Consiglio, facente riferimento alla classificazione delle attività economiche europee. Citabile, in quanto di estrema importanza, è la revisione del 2006, che ha subito un’implementazione nel corso dell’anno successivo: le prime attività in campo statistico diedero i loro frutti dal 2008, anno dal quale la nuova classificazione è stata finalmente utilizzata coscienziosamente in modo sostanziale in tutti i paesi membri dell’UE, che prima di allora ne usufruivano in maniera disorganizzata.
La classificazione è stata ideata allo scopo di impedire incomprensioni sul piano statistico dei vari settori e delle relative attività messe in moto da soggetti fisici e giuridici dell’UE e, soprattutto, per impedire operazioni di ostruzionismo tra le loro diverse definizioni all’interno di ciascun stato dell’unione. NACE nasce dalla possibilità di standardizzare le attività economiche europee. Ogni istituto nazionale di statistica ha emesso una tabella attraverso cui convertire e fa la traduzione dei codici NACE: nel nostro paese, l’Italia, l’ISTAT si occupa di tradurre i codici NACE, in seguito alla revisione del 2007 nei codici ATECO.
Dove trovare l’elenco dei codici
Il Codice alfanumerico identificativo di un’attività economica consente di espletare i doveri fiscali e statistici relativamente alla propria attività e per il settore specifico di appartenenza. Le lettere costituenti il codice indicano il macro-settore economico, mentre i numeri – da due a sei cifre – identificano le specifiche articolazioni del settore e le sottocategorie dei comparti economici afferenti.
Un elenco dei codici ATECO è disponibile presso l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), l’Agenzia delle Entrate, le camere di commercio e ogni ente, ministero o associazione imprenditoriale interessato.
L’elenco dei codici ATECO è la trasposizione nazionale della nomenclatura europea NACE Rev.2 ( ovvero Revisione 2 perché giunta alla seconda edizione di aggiornamento). La nomenclatura europea è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea il 20 dicembre 2006 come Regolamento CE n. 1893/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21/12/2006 recepito dai singoli stati e in Italia nel 2007, da cui prende la dicitura completa di Codice ATECO 2007. Gli ultimi aggiornamento risalgono al 2018, senza modifiche per le macro-aree economiche.
L’adozione di una classificazione univoca e standardizzata delle attività economiche è utile ai fini statistici, fiscali, contributivi e per la semplificazione delle informazioni gestite da enti, amministrazioni pubbliche e addetti ai lavori.
A cosa servono i codici ATECO e perché sono importanti
Il codice ATECO viene riportato sulla visura catastale reperibile presso la Camera di commercio territoriale. Le imprese che si sono costituite prima del 2008 – vale a dire, prima dell’introduzione obbligatoria del codice identificativo dell’attività economica – devono richiederne l’aggiornamento con l’indicazione del codice. Anche le visure camerali antecedenti l’introduzione della nomenclatura devono essere aggiornate al nuovo standard.
Il Codice ATECO deve essere utilizzato in tutti gli atti, dichiarazioni o altro tipo di rapporto da presentare o inoltrare all’Agenzia delle entrate e in tutti gli adempimenti da svolgere presso l’Agenzia. Unica eccezione è rappresentata dalla dichiarazioni annuali che si fanno utilizzando i modelli dell’Agenzia dove è prevista l’indicazione del codice della propria attività in cinque cifre.
I soggetti che intendono aprire una partita IVA nel 2019 possono ancora beneficiare del regime di aliquota ridotta (o regime forfettario) del 15% solo se il reddito annuo non supera i limiti fissati in base all’attività svolta identificata dal codice ATECO. Ogni eventuale variazione di attività deve essere comunicata al Fisco unitamente all’adozione di un nuovo codice ATECO.
Il Codice ATECO è anche importante ai fini della sicurezza del lavoro perché facilita l’individuazione della macrocategoria di rischio dell’attività economica di appartenenza.
Il Codice ATECO è, infine, importante per omologare, facilitare, accelerare, standardizzare a livello nazionale ed europeo le procedure di riconoscimento di un’attività ai fini statistici, contributivi e fiscali.
Come è composto un codice ATECO
Il codice ATECO si compone di una lettera che identifica la macro sezione di appartenenza e di una serie di numeri da un minimo di due a 6 cifre che identificano sempre più nello specifico le singole attività economiche, dalle divisioni alla specifica delle sottocategorie, per tanto un codice ATECO è suddiviso in:
- Sezioni;
- Divisioni;
- Gruppi;
- Classi;
- Categorie;
Un esempio di classificazione ATECO con tutte le relative suddivisioni è il codice A 01.11.10 (Coltivazione di cereali escluso il riso), che si compone nel modo seguente:
Sezione: A - AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA
Divisione: 01 - COLTIVAZIONI AGRICOLE E PRODUZIONE DI PRODOTTI ANIMALI, CACCIA E SERVIZI CONNESSI
Gruppo: 01.1 - COLTIVAZIONE DI COLTURE AGRICOLE NON PERMANENTI
Classe: 01.11 - COLTIVAZIONE DI CEREALI (ESCLUSO IL RISO), LEGUMI DA GRANELLA E SEMI OLEOSI
Categoria: 01.11.1 - COLTIVAZIONE DI CEREALI
Sottocategoria: 01.11.10 - COLTIVAZIONE DI CEREALI (ESCLUSO IL RISO)
Codici ATECO: l’aggiornamento dell’ISTAT nel 2021
Negli ultimi anni la lista dei codici ATECO si è ingrandita davvero molto. Questo è stato necessario grazie all’avvento di molti nuovi mestieri che fino a qualche anni fa non esistevano. Il digitale ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo di nuove attività lavorative e nuove specializzazioni che consentono a migliaia di ragazzi di approfondire nuove tematiche e realizzarsi lavorativamente aprendo una propria attività.
Proprio per questo motivo, l’ISTAT, nel 2021, ma come anche negli anni precedenti, si vede costretta a fare molteplici aggiornamenti, per quanto riguarda i codici ATECO, che devono essere in grado di rappresentare al 100% le nuove professioni che si stanno diffondendo.
Ovviamente lo scopo è quello di rendere sempre più chiari e differenziati dei lavori che fino a poco tempo fa non erano semplici da classificare, proprio perché nuovi e molto differenti dai contesti lavorativi a cui eravamo abituati.
Sarebbe stato pressoché impossibile riuscire a farli rientrare in una categoria lavorativa già esistente, motivo per cui è stata necessaria la creazione di nuovi codici ATECO, volti alla classificazione dei nuovi mestieri digitali nati negli ultimi dieci anni.