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Questo istituto si applica in presenza di reati tributari. Prima di vedere a cosa si riferisce è bene chiarire quali sono questi reati. Nell'ampia fascia che raggruppa i reati fiscali rientrano tutti gli illeciti connessi alle dichiarazioni e agli adempimenti contabili. I reati tributari non solo comportano un attitudine scorretta da parte del contribuente, ma sono particolarmente negativi in quanto perpetuano un danno molto grave all'erario: individuare i rei è così particolarmente importante per lo stato.

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Come il nome stesso ci suggerisce, la confisca per equivalente avviene quando è possibile confiscare al reo beni per un valore equivalente al reato commesso. L'introduzione di questa prassi è avvenuta nel 2007 con la legge numero 224. Il provvedimento mira per così dire alla sostituzione attraverso denaro o beni del valore del reato, qualora non sia possibile identificare i beni che ne costituiscono il vero valore. L'idea è quella di impedire al colpevole l'utilizzo dei beni acquisiti in maniera illecita. E' importante comprendere dunque che si possono colpire danaro o beni anche non collegati direttamente con il reato. Questo tipo di istituto si attiva in crimini come dichiarazioni fraudolente, omesse dichiarazioni o dichiarazioni illecite.

Irretroattività e natura giuridica


La confisca in questione, applicata per i reati tributari, è chiaramente una forma sanzionatoria, che non deve essere confusa con la norma del codice penale che disciplina invece la confisca come misura di sicurezza. Naturalmente, in quanto norma sanzionatoria, non è retroattiva. Il carattere della retroattività è stato più volte ribadito anche dalla Corte di Cassazione.

L'annullamento: ambiti applicativi, peculiarità e reati fallimentari

Inoltre, la confisca decade nel momento in cui il colpevole ad esempio faccia un versamento che copre l'intero importo dell'imposta evasa, annullando di fatto il motivo della confisca stesso. Il versamento elimina infatti il motivo per il cuore si era realizzato l'illecito, ossia l’ingiustificato arricchimento attraverso l'evasione delle imposte.

Le condizioni. Appropriazione indebita

Affinché ci sia un reato sanzionabile con l'istituto della confisca per equivalente è necessario che il reo abbia tratto un profitto che deve essere valutato per poter procede con la confisca. Di base, il profitto corrisponde con la somma evasa: il risparmio economico derivante dal non aver pagato l'imposta è un profitto illecito del contribuente. Bisognerà aggiungere alla somma gli interessi e le sanzioni da dover pagare inseguito all'accertamento del crimine. La ratio della confisca è infatti quella di privare colui che si è macchiato dell'illecito dei benefici economici ottenuti anche se non è possibile attaccare gli oggetti principali, e di conseguenza penalizzare altre forme di ricchezza del reo per accentuare la forza dissuasiva della condanna.

Persona fisica e giuridica: prescrizione del reato e ipoteca?

Nel 2014 la Corte di Cassazione ha affermato che se è disponibile il profitto del reato, allora la condanna deve prioritariamente colpire il profitto stesso con la confisca, ma ciò solo se si tratta di persona fisica. La persona giuridica infatti è esclusa da questo schema, per esempio se si parla di un ente, in quanto non si può attuare un sequestro preventivo per una persona giuridica se non si rintraccia il profitto di reato tributario.

I delitti nel dettaglio. Corruzione come reato anche per quanto riguarda i fondo patrimoniale

Alla luce di quanto detto, vediamo dunque quando si applica l'istituto della confisca per equivalenza:

  • Dichiarazione fraudolenta
  • Dichiarazione infedele
  • Omessa dichiarazione
  • Qualora ci fosse un tentativo da parte del contribuente, poi non finalizzato, di compiere uno dei tre delitti sopra citati, questo non sarà punibile.

E ancora:

  • Emissione di documentazione inesistente
  • Omesso versamento di ritenute dovute o certificate

Codice penale

Secondo il Codice penale tale sanzione si applica sul reato di usura, su quelli contro la pubblica amministrazione e su quelli contro gli interessi della comunità europea e per alcune ipotesi di truffa.

La confisca del valore per equivalente, si applica secondo questa procedura: 

  • individuare i beni costituenti, il prezzo ed il profitto del reato;
  • stimare il valore economico dei beni;
  • individuare nel patrimonio di chi ha commesso il reato i beni che hanno un valore di stessa entità;
  • confisca dei beni di chi ha commesso il reato da parte dello Stato.

Può essere applicata su ogni bene di proprietà di chi ha commesso reato, può riguardare anche la concorrenza del valore che si può confiscare, non deve per forza essere denaro. Si considera una sanzione penale che colpisce coloro che hanno ottenuto vantaggi economici e conseguenti guadagni illeciti. La Cassazione ha stabilito che si può applicare anche quando il corruttore non ha conseguito nessun profitto

Limiti al sequestro preventivo

Si deduce che: se esiste una società di copertura e non vi sia una persona giuridica individuabile responsabile dei reati tributari, risulta illegittimo il sequestro preventivo dei beni societari. La confisca per equivalente nei reati tributari, è soltanto sanzionatoria, la norma che la disciplina fa si che è considerata retroattiva.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13990 del 25 marzo 2014, ribadisce che per i reati tributari, è ammissibile la confisca diretta del profitto ricavato dal reato, se il profitto sia rimasto nella disponibilità dell’ente.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.