L’apertura di una partita IVA non è una decisione facile da prendere né per coloro che hanno abbandonato un posto di lavoro con tempo indeterminato e nemmeno per coloro che hanno iniziato già a lavorare come liberi professionisti. In quest’ultimo caso si pensa spesso, erroneamente, che sia meglio lavorare con la ritenuta d’acconto oppure, se si producono contenuti, optare per il diritto d’autore.
Crearsi una propria partita IVA è il primo passo per diventare un libero professionista ed un lavoratore autonomo. Ma come si fa ad aprire la partita IVA? In realtà la procedura è molto semplice. Quello che le ruota attorno invece, richiede grande attenzione.
La partita IVA permette ad una azienda o ad un libero professionista di svolgere il suo lavoro in un regime di libertà. Questo significa che, ad esempio, un libero professionista sarà il datore di lavoro di sé stesso.
L’apertura di una partita IVA è destinata a tutti i titolari di una società ed ai professionisti autonomi ma, in questo caso, si deve distinguere fra il content manager, il giornalista o il grafico, i quali devono aprire la partita IVA come liberi professionisti attenendosi ad un codice per la propria professione, detto codice Ateco. Invece, un artigiano, per esempio, dovrà aprirla come una ditta individuale.
Per quanto riguarda il codice Ateco, esso è l’acronimo di ATtività ECOnomica ed è una combinazione alfanumerica dove le lettere rappresentano il macro-settore economico nel quale si svolge l’attività, invece, i numeri identificano le sottocategorie di queste. Il codice Ateco, quindi serve ad identificare la professione.
Per aprire una partita IVA basta semplicemente collegarsi al sito dell’Agenzia delle Entrate e comunicare l’inizio dell’attività entro 30 giorni da quando è stata avviata.
Pe quanto riguarda il libero professionista, al momento dell’apertura, si dovrà presentare la dichiarazione sullo specifico modello AA9/7 e iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps che è destinata ai lavoratori autonomi e ai parasubordinati. Questa regola non vale ad esempio per i giornalisti, il cui ente di previdenza è l’Inpgi2 oppure per i musicisti che devono iscriversi all’Enpals.
Chi possedeva in passato un contratto a tempo indeterminato, molto probabilmente dovrà iscriversi alla Gestione Separata ma è stato svolto qualche lavoro con contratto di collaborazione coordinata oppure con il contratto a progetto, è assai probabile ritrovarsi già iscritti. Per essere certi basta telefonare all’ente di previdenza, che confermerà la posizione. Una nuova iscrizione, invece, si può effettuare sia negli uffici che online.
Se la vostra sarà una ditta individuale, allora, dovrete presentare il modello AA7/7 ed iscrivervi al Registro delle Imprese della Camera di Commercio.
Le operazioni di cui sopra possono essere semplificate usando la Comunicazione Unica che, utilizzando il sito della Camera di Commercio, permette di richiedere in una sola volta il codice fiscale e la partita IVA, iscriversi all’Inps, aprire la posizione Inail e iscriversi al Registro delle Imprese.
I vari modelli suddetti si possono essere scaricare dal sito dell’AdE e presentare in 3 modi: presso l’ufficio preposto dell’Agenzia delle Entrate; inviandoli telematicamente attraverso il software ad hoc presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, spedendoli con raccomandata A/R a cui allegherete la fotocopia della carta d’identità o del passaporto.
I tempi per l’apertura della partita IVA sono brevi: per i liberi professionisti, dopo aver presentato tutta la documentazione si riceverà entro 24 ore la ricevuta di assegnazione. Unitamente a questa vi sarà rilasciata anche il numero di partita IVA. Per le ditte individuali, invece, si dovrà passare per l’iscrizione alla Camera di Commercio e la comunicazione al Comune dell’avviamento di un’attività.
Per quanto riguarda i costi, questi sono esigui e riguardano quelli di iscrizione alla Camera di Commercio o l’eventuale onorario di un commercialista.
Diverso è il discorso per i costi di gestione: bisogna considerare in primis il compenso del commercialista che, generalmente varia da 300 a 1000 euro l’anno; poi si devono valutare le tasse, eventuali costi per l’ufficio o per il coworking, vari costi di spostamento, eventuali pranzi o cene con i clienti, ecc. Infine, altri costi, possono dipendere dal regime contabile in cui si inserisce l’attività.
Sei interessato ad aprire la Partita IVA, ma non sei a conoscenza di quali documenti sono necessari da allegare al Modello da presentare all’Agenzia delle Entrate? Per evitare errori, continua a leggere questa guida e scoprirai tutte le modalità per lavorare con la partita Iva servendoti di tutti i documenti necessari. Questo articolo da una panoramica generale di cosa portare con se nel momento in cui si vuole lavorare individualmente, ma è sempre bene consultare il proprio commercialista di fiducia per evitare di incorrere in errori e in seccanti procedure da sbrigare. Costituita da ben undici cifre, la P. Iva può essere richiesta dal contribuente anche in altre modalità:
Per facilitare il tutto, i due moduli sono facilmente scaricabili dal sito dell’Agenzia delle entrate per procedere con la richiesta di inizio attività. I dati contenuti sui documenti necessari per aprire la propria Partita IVA, saranno oggetto di controllo e di elaborazione da parte degli enti competenti (Agenzia delle Entrate, INPS, INAL, Camera di commercio, etc).
Prima di analizzare però i documenti necessari per aprire la Partita Iva, è necessario essere a conoscenza della nuova legge di Bilancio, la quale è stata introdotta dalla Flat Tax al 15% o al 5%, Questa ha revisionato la normativa previgente relativa al Regime Forfettario. Ma, per scegliere il Regime Forfettario 2019, è necessario rispettare l’unico requisito richiesto: non aumentare il limite di fatturato esteso a 65.000 euro per tutti i codici Ateco e per tutte le attività di business. Ma chi è autorizzato a presentare i documenti per aprire la Partita Iva Forfettaria? Tutti coloro che rispettino il limite sopra indicato possono affidarsi ad un commercialista. Chi per di più è già in possesso di una partita Iva nel “vecchio” regime forfettario, può valutare la possibilità di scegliere il forfettario, purché abbia incassato ricavi inferiori a 65.000 euro durante un anno solare. Per quanto riguarda invece i documenti necessari, le imprese individuali e lavoratori autonomi devono presentare il Modello AA9/10 mentre tutti gli altri soggetti devono compilare un altro modello, chiamato AA7/12. Per richiedere l’inizio di un’attività di business, nel caso in cui non si sia residenti, si deve presentare il Modello ANR/3. Oltre a presentare i documenti, si è tenuti a comunicare il codice ATECO, corretto per identificare l’attività svolta e, in seguito, si può iniziare a versare i contenuti.
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