Il cosiddetto Decreto Salva Italia del 2012 ha introdotto l’imposta di bollo sui conti correnti, ma non vale indiscriminatamente per tutti e l’importo non è uguale per ogni contribuente. La tassa si applica sui depositi bancari, sui libretti di risparmio bancari o postali, sui conti deposito, certificati di deposito, buoni postali ed altri strumenti finanziari (esclusi i fondi pensione e salute).
Sulla base della banca nazionale italiana, i conti correnti proposti possono spaziare ed avere tante caratteristiche differenti. I conti più conosciuti e più utilizzati possono essere ridotti a quattro categorie: esiste il conto ordinario, quello a pacchetto, i conti di base e quelli in convenzione. Oggigiorno risulta essere quasi scontato anche l’utilizzo di conti online, capaci di consentire un risparmio notevole, capace di raggiungere ben il 99% della spesa annuale. Ma cosa diversifica veramente questi conti l’uno dall’altro? Il conto ordinario è un classico, perché è il cosiddetto conto a consumo. In questa tipologia di conto, le spese dipendono dal numero delle operazioni svolte, motivo per cui più operazioni vengono effettuate e più alta sarà la spesa da sostenere alla fine dell’anno. Esiste poi una tipologia di conto che prevede invece la spesa di un canone mensile e annuo, che interessa i servizi basilari e utili accessori (cassette si sicurezza, assicurazioni e gestione del risparmio). Questi vengono chiamati conti a pacchetto e, possono essere con franchiglia, il cui canone include un numero finito di operazioni senza alcun costo e conti senza franchiglia, per cui invece viene previsto un numero illimitato di operazioni gratuite. Esistono per di più dei conti speciali, come quello di base, pensato appositamente per chi ha esigenze finanziarie limitate.
La vostra banca è obbligata a illustrarvi un foglio informativo, in cui viene descritto l’elenco completo di servizi inclusi. Il conto di base è quello più in voga, perché comprende tutto e spesso è ridotto. Per di più, per tutti i clienti che hanno un ISEE, il conto non ha assolutamente spese e, l’imposta del bollo prevista dalla legge, non si paga in alcun modo. In fine ci sono i conti online, i quali prevedono l’attivazione e la gestione esclusivamente via home banking. Grazie al conto online, le spese del classico conto corrente si tagliano quasi al 99%, motivo per cui possiamo affermare essere un conto a zero spese. I conti online possono essere offerti anche da banche tradizionali, o banche online che non hanno una vera sede fisica ma operano solo sul web. Questa tipologia di conto, sebbene privi il cliente di un contatto diretot con un operatore, sembrerebbe essere quello più vicino al futuro per i nostri risparmi.
L’imposta di bollo sui conti correnti – entrata in vigore nel 2012 – è una tassa annuale attribuita ai titolari di conto corrente la cui “entità” cambia in base a due variabili: l’ammontare della cifra depositata sul conto e l’intestatario. L’imposta di bollo da corrispondere è pari a:
L’imposta viene addebitata sul conto in corrispondenza dell’ultimo estratto conto annuale inviato dalla propria banca, ma viene calcolata con la stessa periodicità di rendicontazione prevista dalla banca (trimestrale, semestrale, annuale). Se un conto corrente viene aperto o chiuso nel corso dell’anno, l’importo dell’imposta si calcola solo sui mesi in cui il conto è aperto. Se una persona ha più di un conto presso la stessa banca, il calcolo dell’imposta dovuta si effettua sulla media della giacenza: se sommando le giacenze, si supera la soglia dei 5000 €, l’imposta viene addebitata su ciascun conto, anche se uno di questi è sotto la soglia minima dei 5000 €. La somma dei depositi si effettua solo per i conti presso la stessa banca e non per i conti aperti presso la Posta o altri istituti di credito diversi tra loro. Per quanto riguarda i conti correnti e di deposito, nonché i libretti di risparmio si considera la giacenza media calcolando il saldo giornaliero diviso per il numero dei giorni di apertura del conto. Nel caso di buoni fruttiferi postali o altri prodotti finanziari si prende in considerazione il valore di mercato o il valore di rimborso all’atto del ritiro anticipato o a scadenza.
La prima tipologia di titolare di conto corrente esente dall’imposta di bollo è quella citata nel paragrafo precedente: il titolare – persona fisica - di conto corrente e libretti di risparmio bancari o postali e buoni fruttiferi, con una giacenza o un valore inferiore a 5000 €. Inoltre, sono esenti dall’imposta sui conti correnti:
Mentre per i conti correnti bancari e i libretti di risparmio bancari o postali, il discorso sull’imposta di bollo vale per entrambi poiché sono considerati due strumenti finanziari sullo stesso piano, per quanto riguarda i conti deposito, la situazione è leggermente diversa.
Sui conti deposito, i certificati di deposito, i buoni fruttiferi postali e altri strumenti finanziari ad esclusione dei fondi sanitari e dei fondi pensione, l’imposta di bollo non è fissa. Per questa tipologia di strumenti finanziari, l’imposta di bollo è pari al 2 per mille della giacenza (ovvero 0,2%) e si calcola in base alla giacenza del conto o del valore di mercato dello strumento finanziario sottoscritto.
Esistono conti corrente a cui è affiancata una linea vincolata, in questi casi l’imposta di bollo dello 0,2% o 2 per mille si applica solo alla quota di risparmi vincolata, mentre sul conto corrente sarà dovuta l’imposta di bollo calcolata nella misura fissa di 32,40 € o 100 € a seconda della qualifica di intestazione del conto.
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