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Avendo già discusso in precedenza del controllo Vies, oggi ci immergiamo in un altro tema di cui crediamo possa suscitare la vostra curiosità.

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L’Agenzia delle Entrate, periodicamente, invia migliaia di lettere ai contribuenti che risultano titolari di quelle che vengono chiamate con il nome di “Partita IVA inattiva o dormiente”. Si tratta, sostanzialmente, di quelle partite IVA che non sono operative da moltissimi anni ma che sono ancora formalmente aperte presso gli uffici dell’anagrafe tributaria.

Partita Iva inattiva: che cosa succede con l'Agenzia delle Entrate!

Una buona parte dei contribuenti che si trovano in questa situazione hanno ricevuto la comunicazione dell’irregolarità da parte dell’Agenzia delle Entrate senza essere al corrente di essere ancora titolari di una partita IVA. La partita IVA inattiva, come definito nelle lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate, produce la violazione relativa all’omessa comunicazione di chiusura dell’attività. Ciò porta, conseguentemente a sanzioni amministrative di tipo pecuniario.

In realtà, le comunicazioni che attualmente l’Agenzia delle Entrate sta inoltrando negli ultimi mesi per quanto riguarda la partita IVA inattiva sono sbagliate sia per quanto riguarda la forma che i modi.

Per quanto riguarda la forma, nelle lettere si parla specificatamente di una prevista sanzione che sarebbe pari a 516,00 euro, a meno che l’utente non provveda ad effettuare il versamento entro e non oltre 30 giorni: nel suddetto caso, la sanzione da pagare sarà, invece, pari a 172,00 euro cioè, un terzo del minimo.

In verità, dal 1° gennaio 2016, con l’entrata in vigore di una nuova normativa che riguarda le sanzioni tributarie, con il Decreto Legislativo numero 158 del 2015, la corretta sanzione dovrebbe essere pari a 500,00 euro, tranne che non si provveda a fare il versamento sempre entro 30 giorni: nel suddetto caso la sanzione da pagare è pari ad euro 167,67 e cioè un terzo del minimo.

Quindi si tratta di uno sbaglio clamoroso da parte dell’ufficio della Direzione Centrale Tecnologie e dell’Innovazione dell’AdE, che risulta essere il mittente della comunicazione che giunge al contribuente a mezzo raccomandata. Vediamo quindi nel dettaglio il sopracitato decreto.

Il nuovo decreto sulle semplificazioni fiscali 2016 che il Governo ha in discussione, in attesa di approvazione, propone parecchie novità importanti; tra queste ci interessa evidenziare la cancellazione d’ufficio con comunicazione al contribuente, da parte dell’Agenzia delle Entrate, della partita Iva inattiva (comunemente chiamata “dormiente”) da almeno tre anni, senza applicare le sanzioni amministrative previste.

Decreto sulle semplificazioni fiscali: provvedimenti riguardo la partita Iva inattiva o partita iva inutilizzata

partita iva inattiva

Il decreto correttivo si prefigge di ridurre le comunicazioni fiscali e di ottimizzare i rapporti tra Agenzia delle Entrate e i contribuenti. I titolari di una azienda lavorativa che da tre anni non svolgono più attività senza più emettere o ricevere fatture, secondo quello che dice il decreto semplificazioni 2016, la chiusura avverrà d’ufficio senza che il titolare debba sostenere spese o che debba pagare sanzioni.

Prima del decreto sulle semplificazioni fiscali 2016, l’Agenzia delle Entrate informava i titolari di partita IVA inattiva da almeno 3 anni che verrebbe cancellata d’ufficio con un pagamento della sanzione di 516 € per omessa comunicazione di chiusura attività.

Situazione attuale per la chiusura della partita iva non movimentata

Fintanto che il decreto non viene approvato, la situazione attuale per la chiusura delle partite IVA inattive in base alle disposizioni che la Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti Direzione Centrale Normativa dell’Agenzia delle Entrate con la risoluzione N. 93/E Roma, 21 settembre 2011, fornisce questi i seguenti chiarimenti:

Praticamente per i possessori di una partita IVA inattiva che invece all’anagrafe tributaria risultano ancora attive e che in tempo debito non hanno presentato la dichiarazione di cessata attività venga applicata la sanzione sopra citata. Le sanzioni amministrative, per omessa comunicazione di chiusura attività, possono essere pagate in vari modi.

In caso di variazione o di cessata attività, il contribuente deve entro 30 giorni comunicarlo all’Agenzia delle entrate. Attualmente c’è molta confusione in merito, molti contribuenti hanno ricevuto comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate riguardo al possesso di Partite Iva inattive da molti anni ma che per l’anagrafe dell’Agenzia hanno ancora valore e quindi sono soggette a sanzione.

Con questa comunicazione il contribuente viene informato della chiusura d’ufficio della partita Iva e messo a conoscenza di un dovuto pagamento di sanzioni da pagare. Per il pagamento si deve compilare il modello F24 con codice tributo 8120.

Se trovi interessante questo articolo, ti suggeriamo di tenere in considerazione anche quello sulla Ricerca della Partita IVA.

P iva

Lo Statuto dei diritti del contribuente, prevede che chiunque deve ricevere informazioni utili e tempestive riguardo la sua posizione fiscale, e quindi del possesso di una partita Iva dormiente, informatevi da quanti anni è inattiva perché se lo è da più di cinque anni, è tutto caduto in prescrizione. Chi riceve queste comunicazioni ha la possibilità di contestare la decisione dell’Agenzia se per lui è priva di fondamento.

Aggiornamento 2022

Dopo alcuni anni di incertezza sia normativa che procedurale, al momento vi è maggiore chiarezza sulla cosiddetta Partita Iva inattiva, in quali casi si rientra in tale ipotesi e quali i possibili passaggi successivi che potrebbero essere fatti sia dall'Agenzia delle Entrate (AdE) che eventualmente dai titolari della stessa partita Iva. Tali chiarimenti sono avvenuti a seguito del Decreto Fiscale 2019, dopo una serie di questioni sorte a causa di alcune iniziative avviate dall'Agenzia delle Entrate, come accennato, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione di eventuali sanzioni pecuniarie.

In genere, il titolare di una partita Iva non piú attiva dovrebbe provvedere alla sua chiusura, presentando all'AdE il modello AA9/12, entro un mese dalla data di cessazione delle attivitá svolte. Bisogna comunque considerare che, in alcune situazioni particolari, tali attivitá sono sporadiche e non continue durante l'anno. Sebbene, delle volte, non sia chiaro quando un'attivitá possa dirsi conclusa, l'AdE ha chiarito, attraverso un provvedimento apposito, in quale occasione si puó rientrare nell'ipotesi della partita Iva inattiva.

È tale una posizione, in base ad elementi e dati posseduti dalla stessa agenzia statale, che risulti non aver esercitato attivitá d'impresa o artistiche nelle precedenti 3 annualitá. In questo caso, l'AdE decide di chiudere d'ufficio la partita Iva, comunicando tale decisione al titolare della stessa attraverso lettera raccomanda A/R. In particolare, per "non esercizio di attivitá d'impresa, artistica o professionale" s'intende il non aver presentato la dichiarazione Iva (se dovuta) o la dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo o d'impresa.

L'atto di chiusura della partita Iva inattiva si effettua con una modalitá centralizzata e, per quei soggetti non rientranti nelle persone fisiche, contestualmente si determina anche l'estinzione del Codice fiscale. Comunque, i titolari di partita Iva oggetto di chiusura possono fare ricorso contro tale iniziativa, rivolgendosi ad un qualsiasi sportello dell'AdE, entro 60 giorni dal ricevimento della comunicazione della stessa agenzia statale. Questi devono fornire prova di essere soggetti passivi ai fini Iva o che vi siano stati errori nella valutazione di chiusura.

Come controllare le Partite Iva senza l'aiuto di un'Agenzia (solo con il Codice Fiscale?)

La verifica della Partita Iva italiana è un procedimento sempre utile per controllare l’esattezza delle informazioni ed eventualmente accertare l’affidabilità del cliente. Avviare un'azienda in ambito commerciale o imprenditoriale comporta sempre l'apertura della partita IVA prevista per legge, soprattutto se si vogliono evitare di pagare salate sanzioni successivamente.

Un buon imprenditore deve infatti seguire gli obblighi di legge, compreso quello di aprire una posizione IVA e di fatturare tutto, costi e spese. L'imprenditore ha altresì il diritto di poter effettuare il controllo della partita iva per verificare se tutto è al proprio posto e per evitare truffe o altri inconvenienti.

Il controllo consente infatti di confermare la veridicità del numero della stessa ed è utilissima soprattutto nei casi in cui si voglia confermare l'affidabilità di un fornitore o di un cliente della propria azienda. La Partita Iva è un codice costituito da 11 caratteri collocati nel seguente ordine: i primi sette vengono assegnati dalla Camera di Commercio in maniera progressiva mentre le successive tre constano del codice ISTAT di provincia (in quale zona o città avrà inizio la nostra attività); l’ultima cifra serve per il semplice controllo, e per verificare la veridicità delle informazioni.

Sul web sono presenti molti servizi disponibili su diversi portali che offrono gratuitamente il controllo, la verifica e il calcolo della Partita Iva. I passaggi da fare sono semplicissimi: è sufficiente infatti inserire il codice (ovviamente controllando la correttezza dei dati immessi) e premere Invio per conoscere le informazioni richieste. E’ utile però fare affidamento a portali competenti e non al primo che si trova in giro per il web.

Grazie ad internet è possibile effettuare il controllo online della partita iva. Bisogna comunque prestare attenzione e affidarsi unicamente a siti validi, per evitare gli errori relativi al controllo stesso. É interessante comunque sapere la verifica perr quasi tutti i siti presenti in rete è gratuita.

Controllo intracomunitaria

Se bisogna verificare le Partite Iva comunitarie, per andare sul sicuro si può accedere al servizio gratuito offerto dal sito delle Agenzia delle Entrate (agenzientrate.gov.it); il primo passo è selezionare il Paese dell’Europa in questione e successivamente inserire il codice a undici cifre. Il servizio offerto dalle Agenzie delle Entrate serve per quegli operatori commerciali che vogliono effettuare un controllo sui propri clienti dopo una cessione intracomunitaria; attraverso questo sistema, infatti, la verifica avviene utilizzando i sistemi fiscali dei Paesi membri dell’Unione Europea.

Il controllo della partita iva comunitaria all'interno dei Paesi Membri della Comunità Europea è possibile grazie al VIES (VAT Information Exchange System), ovvero è un sistema completamento automatico per l'informazione e lo scambio di dati tra le varie amministrazioni di tipo finanziario che fanno parte degli Stati che compongono l'Unione Europea.

P iva

La verifica viene effettuata mediante dei collegamenti tra i vari sistemi fiscali degli Stati membri. Ogni Stato ha infatti la sua banca dati sempre aggiornata alla quale andrà inoltrata la richiesta di controllo specifica. In Italia la banca dati è stata aggiornata dopo l’entrata in vigore dell’articolo 27 del Decreto Legislativo numero 78 del 2010.

Se il presente articolo sta risvegliando la tua curiosità, ti suggeriamo di conservare il link all'articolo riguardante la partita IVA in Spagna.

Ecco come effettuare la registrazione delle fatture a livello fiscale

Sono sempre di più le persone che desiderano aprire un'attività e lavorare in proprio e non alle dipendenze di altri, soprattutto i giovani che desiderano entrare nel mondo dell'imprenditoria giovanile. Per evitare problemi fiscali però è necessario effettuare la registrazione delle fatture, in quanto risulta un obbligo previsto dalla legge e di conseguenza un sistema per la lotta all'evasione fiscale.

Per molti, soprattutto per coloro che non hanno abbastanza soldi a sufficienza per poter investire subito, è necessaria la richiesta di finanziamenti, mutui e prestiti presso le banche e altri istituti di credito. Per poter avviare un'attività imprenditoriale, è inoltre fondamentale eseguire alcuni obblighi previsti per legge soprattutto per evitare problemi futuri. La lotta all'evasione fiscale, pratica molto frequente in Italia, rende dunque obbligatorio aprire la partita Iva, regolarizzare la propria impresa e registrare qualunque tipo di fattura che viene emessa.

La registrazione delle fatture è dunque obbligatoria per qualunque tipo di impresa già attiva o ancora in fase di avviamento;  è uno dei mezzi per legalizzare le operazioni delle imprese ed evitare forti fenomeni di evasione fiscale. La registrazione, anche elettronica è infatti importantissima e rappresenta l'osservanza degli obblighi, previsti per legge, di versare i regolari tributi annuali, viene inserita in appositi registri e all'interno di esse vanno ascritti tutti gli atti riferiti alle prestazioni o alle cessioni (definite operazioni attive) e tutte le azioni di natura passiva, come gli acquisti veri e propri

Quando si registra una fattura, il documento deve contenere la data, il numero della stessa, l'imponibile e l'aliquota prevista. Tra i Registri utilizzati per segnalare le fatture e le operazioni legate all'Iva ci sono: il Registro delle fatture emesse (art. 23); il Registro dei corrispettivi (art. 24) ed il Registro degli acquisiti (art. 25).

Termini e condizioni di registrazione

La registrazione delle fatture va effettuata entro i quindici giorni da quando le stesse entrano in circolazione. Altra condizione è poi quella riferita al quindicesimo giorno del mese che segue la spedizione oppure la consegna della stessa. In presenza di fatture che abbiamo un ammontare che sia al di sotto dei 150 euro, si può emettere un modello mensile, sempre entro quindi giorni dal termine del mese in questione.

Se sei rimasto affascinato da questo articolo, crediamo che potresti trovare interessante anche il nostro dettagliato studio sulla Partita IVA comunitaria.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.