In questi anni, a causa della crisi economica che ha investito diversi Stati ed in particolare l'Italia, causandone anche un'evidente e considerevole instabilità finanziaria, gli italiani hanno cominciato a conoscere lo Spread, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, chiamati "Bundesanleihen" o, meglio conosciuti, come Bund. Sebbene nel corso del tempo tale conoscenza si è consolidata, cerchiamo di capire meglio cosa siano e per quale motivo hanno molta importanza.
I Bund tedeschi sono l'equivalente dei Buoni del Tesoro Poliennali emessi dallo Stato Italiano: la differenza tra i relativi rendimenti è la base per calcolare lo spread. Per la precisione i Bund e i BTP, cui lo spread fa riferimento, sono quelli che hanno la scadenza fissa a 10 anni.
Secondo una legge base dell'economia, un investimento è (potenzialmente) tanto più redditizio quanto meno è sicuro. I mercati per "mascherare" la propria debolezza, così come gli Stati che emettono obbligazioni o bond, aumentano i rendimenti dei titoli che emettono per invogliare gli investitori a spendere su di essi. Ne consegue che un titolo con un alto valore di rendimento è molto meno “sicuro” rispetto ad un altro con un rendimento basso, di cui però è sostanzialmente certo il guadagno futuro.
Un esempio pratico, che ha colpito alcuni anni fa anche diversi risparmiatori italiani, è quello fornito dai titoli di Stato argentini (Tango Bond). Essi hanno attirato diversi ingenui investitori in quanto fornivano un rendimento molto consistente, compensato tuttavia da un elevato rischio. Quest'ultimo, alla fine, si è materializzato sotto forma di dichiarazione di insolvenza da parte dello Stato sudamericano (impossibilità di pagamento dei rendimenti) e conseguente perdita di denaro da parte degli incauti investitori. Un discorso assai diverso riguarda i Bund tedeschi.
Questi, infatti, hanno un livello di rischio sostanzialmente nullo e, di conseguenza, rendimenti ridottissimi. Ciò è dovuto non solo alla solidità dell'economia tedesca, ma anche alle garanzie fornite in questo senso dalle politiche finanziarie seguite dalle autorità governative, che sono di assoluto rigore e consolidata stabilità. Pertanto, dal punto di vista economico-finanziario, investire in Bund tedeschi per ottenere rendimenti elevati, cioè buoni profitti, è considerato poco redditizio e quindi inutile.
I Bund, in quanto titoli di stato, sono uno degli strumenti finanziari con i quali il governo tedesco finanzia il proprio debito pubblico. I primi titoli di stato di questo tipo, emessi dalla Germania, furono immessi sul mercato l'11 dicembre 1952. Le emissioni hanno scadenze variabili, dai 10 ai 30 anni. Attualmente sono emessi in euro, prevedono un rendimento annuale fisso (cedola) e sono quotati in borsa indicando la percentuale del valore nominale al quale sono venduti. I Bund sono tradizionalmente considerati un "gold standard" o benchmark europeo per valutare lo spread, la differenza di rendimento, tra i titoli di stato decennali tedeschi e quelli omologhi di altri paesi europei.
Nell'asta di novembre, i Bund hanno reso circa la metà del ricavo preventivato dal governo tedesco: 3,6 miliardi di euro a fronte dei 6 previsti. Questo significa che i mercati europei non sono più appetibili come una volta, o meglio: non sono più così appetibili quelli appartenenti alla moneta unica. Gli stati europei che hanno una valuta propria, infatti, vendono i propri titoli molto più facilmente perchè investire su una moneta a sé come la sterlina piuttosto che puntare sull'euro, valuta che raccoglie realtà legatissime e largamente eterogenee, è cosa ben diversa considerato che non è possibile assicurarsi contro eventuali rischi di crollo.
Con l'anno nuovo la Germania emetterà Bund per 25 miliardi di euro in meno rispetto al 2011, per un totale di circa 250 miliardi in titoli tedeschi. 170 miliardi di questi Bund daranno titoli a medio-lungo termine, 80 miliardi saranno titoli del mercato monetario e un'ulteriore quota variabile tra gli 8 e i 12 miliardi sarà indicizzata all'inflazione. Oltre alla riapertura dei Bund emessi per la prima volta in novembre 2011 con scadenza 4 gennaio 2022, verranno emessi due nuovi Bund decennali (scadenza: luglio e settembre 2022) e tre nuove serie di titoli di Stato tedeschi quinquennali. È inoltre previsto un nuovo Bund trentennale con scadenza in luglio 2044. Per il solo 2012 da Berlino stimano pagamenti per 35 miliardi e mezzo circa.
I Bund sono quotati sul MOT, il mercato obbligazionario telematico di borsa Italia e sul TLX. È possibile cercare il titolo che più si preferisce in quanto a durata e acquistarlo direttamente dalla propria banca. Fineco, ad esempio, li chiama "BRD" perciò se si cercherà "Bund tedeschi" come parola chiave, non si avranno risultati. Per evitare la funzione di ricerca è possibile richiedere l'estrazione di tutti i titoli di stato esteri e cercare all'interno dell'elenco.
Investire in Bund è semplice e conveniente perché le commissioni di compravendita sono le stesse di un BTP italiano.
Investire in Bund assoggetta l'investitore all'imposta del 12,50%, sia sugli interessi sia sul disagio di emissione. L'importo è pagato dalla banca per conto del cliente e non sarà necessario denunciare nulla in sede di dichiarazione dei redditi. Peraltro l'aliquota del 12,50% resterà tale anche dopo l'innalzamento dal 20% al 26% della tassa sulle attività finanziarie.
Il rendimento dei Bund tedeschi è molto irrisorio, come dicevamo. Tanto per fare un esempio, basti pensare allo 0,01% di rendimento netto annuo del Bund al 4 gennaio 2019. Per tale motivo, nella più comune opinione, investire in questi titoli non offre vantaggi meritevoli rispetto allo sforzo d'investimento.
Inoltre l'esistenza stessa dello spread BTP - Bund, ossia il differenziale di rendimento tra il titolo di Stato italiano e l'equivalente tedesco, mostra inconfutabilmente che la sicurezza data dai Bund ha un caro prezzo.
Se vuoi conoscere la quotazione odierna, ti consigliamo di consultare il sito Borse.it.
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