Un imprenditore sa benissimo che è necessario aprire la partita iva, ma che è anche importante tenerla sotto controllo per evitare errore o imprevisti futuri. Bisogna inoltre prestare molta attenzione anche ai clienti e ai fornitori: per questo è possibile sfruttare dei tool per effettuare la ricerca della Partita IVA. desiderata, partendo da dati come la ragione sociale o il nome dell'azienda, ad esempio. In questo modo l'imprenditore e il richiedente possono confermare la veridicità dell'informazione ricercata e sapere così se può fidarsi o meno di determinate ditte o persone.
Il sito più affidabile, nonché quello ufficiale, per poter effettuare queste operazioni è sicuramente il portale dell'Agenzia delle Entrate, che offre tool, faq e numerosi servizi inerenti a questo argomento. Per coloro che effettuano transizioni anche all'estero e negli Stati membri dell'Unione europea, l'Agenzia delle Entrate offre un servizio proprio per la ricerca intra-comunitaria con la possibilità di effettuare ricerche sulla stessa.
Un altro strumento rapido e facile da usare è disponibile sul sito Controllo Partita IVA: una volta collegati al servizio, basta compilare alcuni campi specifici per avere tutte le informazioni del caso. Questo tool opera solamente sulle imprese e sui liberi professionisti appartenenti alla comunità europea - Vies.
Una volta inserito il numero di riferimento e cliccato sul pulsante, il sistema parte alla ricerca di informazioni sui titolari del codice.
Chi ha scelto di optare per questo tipo di regime fiscale, in seguito alla riforma del Mercato del Lavoro del 2012 ha subito una serie di restrizioni per evitare l’abuso di tale tipologia di rapporto in ambito professionale. Molte volte, infatti, il contratto con un libero professionista andava a mascherare un rapporto di tipo continuativo: la pratica della P. I. dunque veniva aperta per rapporti di lavoro duraturi, senza che questi venissero trasformati in altre tipologie come il part time o contratti di tipo indeterminato.
Esistono dunque una serie di criteri definiti come “presuntivi”, in presenza dei quali (o meglio se sono presenti due su tre di questi elementi) si è autorizzati a considerare tale collaborazione come continuativa e coordinata.
I criteri nello specifico sono:
La riforma ritiene che può essere stabilita come reale una collaborazione del genere fra committente e libero professionista, anche se sussistono i criteri di cui sopra: devono però essere dimostrate elevate competenze da parte di chi collabora (ad esempio iscrizione ad un ordine professionale), ed un compenso minimo di almeno 18mila euro lordi.
Se non si possiede, dunque, il numero della partita IVA di un’azienda, vi si può sempre risalire grazie a diverse forme di ricerca, partendo proprio dal nome dell’azienda o ragione sociale. Il sistema di ricerca tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate non permette di risalire alla P.I. partendo dal nome dell’azienda, occorre procedere per vie alternative, magari utilizzando banalmente il motore di ricerca, inserendo sulla barra di ricerca il nome dell’azienda e se questa ha un sito internet, visitando il sito e andando sulla pagina dei contatti, vi si trova sicuramente anche il numero di P.I. che è un dato obbligatorio da riportare nel footer di una pagina web. Una ricerca più accreditata e meno lasciata al caso è la consultazione del sito del Registro delle imprese. Il sito permette infatti di risalire al numero di P.I. digitando sulla stringa di ricerca del sito, il nome dell’azienda di cui si desidera conosce la P.I. e premere il tasto “Cerca”. I risultati sono in formato .pdf corredati di altre informazioni relative all’azienda di interesse.
Un’altra possibilità per rintracciare il numero di P.I. di un’azienda è il codice fiscale. Tuttavia, il codice fiscale permette di identificare la persona titolare di P.I., ma non l’azienda. Infatti, il codice fiscale identifica la persona, mentre la P.I. identifica l’attività che questa svolge. Anche nel caso delle ditte individuali, oltre al codice fiscale occorre avere la P.I. tra i documenti aziendali di riconoscimento, il codice fiscale da solo non è sufficiente. In possesso di quest’ultimo è possibile, comunque, verificarne la validità tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, attraverso il servizio gratuito di “verifica codice fiscale”.
Se si possiede solo il nome e il cognome della persona titolare di azienda non è possibile risalire al numero di partita IVA, mentre è possibile fare il contrario. Solo in possesso del numero di P.I. si possono ottenere tutte le informazioni relative all’azienda e al suo o suoi titolari. La ricerca del proprietario di un’azienda partendo dalla sua P.I. è sempre possibile attraverso il servizio dell’Agenzia delle Entrate di verifica partita IVA e VIES (per chi effettua scambi o ha rapporti commerciali con i paesi comunitari). È un servizio utile soprattutto per determinare l’affidabilità di un partner commerciale.
Chiunque commercializza o intrattiene rapporti di lavoro e/o fornitura con partner esteri nell’ambito della Comunità europea, deve possedere obbligatoriamente un numero di partita IVA europea da inserire in fattura. Prima di intrattenere rapporti di qualsiasi tipo con aziende estere è bene verificare l’attendibilità e la credibilità, soprattutto se si tratta di fornitori che richiedono pagamenti anticipati. Le partite IVA comunitarie sono abilitate a effettuare scambi con operatori UE (anche se succede una sola volta) e occorre che siano iscritte al VIES (VAT Information Exchange System). È possibile verificare la validità di una P.I. comunitaria sia utilizzando il tool dell’Agenzia delle Entrate, sia tramite il sito della comunità europea. La ricerca è molto semplice:
Il risultato è tempestivo e fornisce le seguenti informazioni: numero di P.I., nome azienda, intestatario, Stato di appartenenza. Queste sono le informazioni che si possono consultare liberamente; per conoscere l’indirizzo, per esempio, o altri dati specifici occorre iscriversi a propria volta al Registro per ricevere approfondimenti.
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